Dipinto su tela di Pomponio Amalteo

IL RESTAURO DEL DIPINTO SU TELA

RAFFIGURANTE L'UCCISIONE DI S.PIETRO MARTIRE

Pomponio Amalteo (1579)


BREVI CENNI STORICO ARTISTICI

Il vero allievo del Pordenone, capace di interpretarne, oltre che di tradurne, la poetica, fu il genero Pomponio Amalteo, nato a Motta di Livenza nel 1503, ma fin da giovane abitante a S. Vito al Tagliamento, dove si spense nel 1588.
Fu indubbiamente il maggior pittore friulano postpordenonesco, ed a lui guardarono, più o meno scopertamente, tutti gli artisti friulani della seconda metà del '500 o l'inizio del '600. Dal suocero e maestro trasse l'amore per la grandiosità delle forme, per l'esasperato movimento, per l'affollamento delle composizioni e, come ogni seguace, le esaltò e le accrebbe.
L'Amalteo cominciò ad attendere prestissimo all'esecuzione di opere ad olio e di cicli di affreschi. Delle prime vale la pena ricordare le pale d'altare del duomo di S. Vito al Tagliamento (1533), di quello di Pordenone(1565) e le portelle dell'organo del duomo di Udine (1555) e la pala dell'Annunciazione del duomo di Cividale del Friuli.
Tra i secondi nella cappella Malchiostro del duomo di Treviso, il complesso ciclo d'affreschi che eseguì dal 1535 al 1545 per la chiesa dei Battuti di S. Vito al Tagliamento; gli affreschi del coro della chiesa di S. Maria delle Grazie a Prodolone (1538), gli affreschi di Baseglia e di Lestans.

Il dipinto raffigurante l'Uccisione di San Pietro fu eseguita dall'Amalteo nel 1579 e donata alla chiesa di San Lorenzo a San Vito al Tagliamento quale ex voto per essere sopravvissuto alla terribile pestilenza che in quegli anni aveva colpito il Friuli. Nel 1770 fu trasferita presso la chiesa domenicana di San Pietro Martire a Udine, dove si trova tuttora .


L'INTERVENTO DI RESTAURO

Questa considerevole opera tarda di Pomponio Amalteo presentava prima del restauro diverse problematiche, che hanno ragionevolmente indotto all'intervento. Le grandi dimensioni spiegano l'utilizzo, da parte dell'Amalteo, di due teli cuciti longitudinalmente al centro del dipinto. Questa presenza costituisce un punto debole del supporto, che, infatti ha ceduto in alcuni punti inducendo i manutentori del passato a rinforzarla attraverso l'applicazione di una fascia, larga circa dieci centimetri, lungo tutto lo sviluppo verticale. In occasione dell'intervento appena descritto, la tela è stata rimossa dal telaio, tagliata lungo i margini per motivi ignoti e rinforzata con fasce perimetrali per consentirne il ritensionamento sul vecchio telaio. Queste fasce, come quella centrale applicata sulla cucitura, sono state ricavate riducendo in strisce un vecchio dipinto in disuso.
Alcuni strappi prodotti da urti accidentali sono stati risarciti con toppe incollate con colla animale, deformatesi per l'azione degli agenti termoigrometrici in modo differente dal supporto originario, provocando difformità di tensionamento. La colla animale è stata utilizzata sul retro anche per impregnare a scopo "consolidante" il supporto tessile, ma causandone anche un eccessivo irrigidimento.
Gli strati pittorici originari sono sottilissimi: la preparazione è quasi assente e le pennellate sono a volte corpose, altre volte si riducono quasi a velature. La scena del martirio appare integra: è stata ripresa solo localmente, in prossimità degli strappi, di piccoli fori stuccati e della cucitura centrale. La metà superiore era completamente ridipinta da uno spesso e tenace strato monocromo di natura proteica che celava una Madonna con Bambino tra gli angeli, dipinta in un tempo abbastanza prossimo a quello dell'esecuzione della tela (come hanno confermato le analisi eseguite sui pigmenti), sopra un grappolo di angioletti e bambini rubicondi sorretti da una nuvola vorticosa. L'affollamento celeste è emerso solo parzialmente da un'analisi radiografica, che confermava la presenza di una Madonna, ma non mostrava lo strato dipinto diretto contatto con il supporto tessile. Infatti la Madonna e il Bambino risultavano realizzati sopra lo strato policromo che contraddistingueva i putti. Sono stati effettuati, quindi, tre prelievi in corrispondenza del blu e del rosso del manto della Vergine per analizzarne i pigmenti costitutivi e decidere la metodologia più corretta per asportarli senza creare problemi agli strati degli incarnati sottostanti. La complessa pulitura ha richiesto l'utilizzo di più metodologie, dal bisturi alla sospensione chelante a base di trietanolammina ed acido citrico (per l'asportazione dello spesso strato verdastro monocromo esteso sututta la parte superiore del dipinto), alla pappina stearica (per l'eliminazione della Madonna con Bambino dopo l'eliminazione dello strato più superficiale). Dopo mesi di paziente lavoro il vero progetto pittorico di Pomponio Amalteo è tornato in luce.
Dopo la pulitura della pellicola pittorica il dipinto è stato adagiato su un piano e pulito anche sul retro mediante raschiatura a secco della colla animale presente, liberando almeno parzialmente le fibre vegetali dal beverone incrostato.
Mantenendo il dipinto con la pellicola pittorica rivolta verso il basso sono stati eseguiti tutti gli inserti in prossimità dei tagli e delle lacune del supporto tessile, utilizzando tela di lino apprettata con Beva 371 e ritagliata in modo tale da inserirsi perfettamente nei fori. Come adesivo per unire i margini della lacuna con i margini del nuovo inserto tessile è stata scelta la poliammide.
Gli strappi e la cucitura centrale sono stati colmati e saldati allo stesso modo e poi ulteriormente rinforzati con l'applicazione di fili di lino imbevuti di Beva 371 e stirati.
Le lacune, i nuovi inserti, le abrasioni e tutte le imperfezioni presenti sulla pellicola pittorica sono state colmate con uno stucco a base di colla lapin e gesso di Bologna e levigate con carta abrasiva finissima.
La fase dell'integrazione cromatica del dipinto emerso è apparsa subito molto complessa, per il precario stato di conservazione della pellicola pittorica, ma è stata agevolata notevolmente dalla scoperta che questo gruppo di bambini non era altro che la riproduzione di un cartone già utilizzato e rivoltato in maniera speculare. Si tratta dello "Sposalizio di S.Caterina con S.Lucia, S.Apollonia, un angelo e putti" eseguito da Pomponio Amalteo nel 1537 e conservato oggi a Tolmezzo nella chiesa omonima.
A conclusione dell'intervento la stesura di una vernice finale per valorizzare l'apparato policromo e proteggerlo dalle aggressioni ambientali.


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